S. Alfonso
Maria de Liguori Aspiraz. amorose a Gesù Sacramentato IntraText CT - Lettura del testo |
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I. Egredimini et videte, filiae Sion, regem
Salomonem in diademate, quo coronavit illum mater sua in die desponsationis
illius (Cant. III, 11). O figlie della grazia, anime che amate Dio, uscite
su dalle tenebre della terra ed osservate il vostro re Gesù incoronato con
corona di spine, corona di disprezzo e di dolore, con cui lo coronò l'empia
sinagoga sua madre nel giorno del suo sponsalizio, cioè nel giorno di sua morte,
per mezzo della quale si sposò colle anime sulla croce; uscite di nuovo a
vederlo tutto pieno di pietà e d'amore, ora che viene ad unirsi con voi in
questo Sacramento d'amore.
Amato mio Gesù, tanto vi è
costato dunque il poter venire ad unirvi coll'anime in questo dolcissimo
Sacramento? Avete dovuto prima soffrire una morte così amara e vituperosa?
Venite, venite presto ad unirvi ancora all'anima mia. Ella era un tempo vostro
nemica per lo peccato, ma ora voi la volete far vostra sposa colla vostra
grazia. Venite, o sposo mio Gesù, ch'io non voglio più tradirvi, io voglio
esservi sempre fedele. Quale sposa amante voglio solo pensare a cercare il
vostro gusto. Vi voglio amare senza riserva; voglio essere tutto vostro, Gesù
mio, tutto, tutto, tutto.1
II. Fasciculus myrrhae dilectus meus mihi, inter
ubera mea commorabitur (Cant. I, 12). L'arboscello di mirra, dopo ch'è
ferito, versa per le ferite lagrime e liquore di salute. Il nostro Gesù prima
della sua Passione volle per le sue piaghe versare con tanto dolore il suo
sangue divino, per donarlo poi tutto a noi per nostra salute in questo pane di
vita. Vieni
dunque, o mio caro fascetto di
mirra, o mio innamorato Gesù, che sei a me soggetto di dolore e di compassione
quando ti considero impiagato per me sulla croce; ma ricevendoti poi in questo
dolcissimo Sacramento ti rendi a me assai più soave che non è gradito ad un
sitibondo un grappolo d'uva eletta: Botrus Cypri dilectus meus mihi in vineis
Engaddi (Cant. I, 14).2 Vieni dunque all'anima mia e ristorami e saziami
del tuo santo amore. Ah che dolcezza io sento nello spirito mio in pensare
d'avere a ricevere dentro di me quello stesso mio Salvatore che per salvarmi
volle essere dissanguato e sacrificato sulla croce per me! Inter ubera mea commorabitur. No, mio
Gesù, ch'io non mai più avrò a cacciarvi, né mai più voi avrete a partirvi da
me. Io voglio sempre amarvi e sempre stare unito e stretto con voi. Io sarò
sempre di Gesù, Gesù sarà sempre mio; sempre, sempre, sempre inter ubera mea commorabitur.
III. Dum esset rex in
accubitu suo nardus mea dedit odorem suum (Cant. I, 11). Quando Gesù viene
ad alloggiare in un'anima colla santa comunione, oh come l'anima alla luce che
porta seco questo Re del cielo vede e conosce la sua bassezza. E conforme la
pianta di nardo si conosce la più bassa fra l'altre piante, l'anima si confessa
la più vile fra tutte le creature: ed allora poi così umiliata, oh che odore
soave rende all'amato suo Re; che per ciò l'invita a sempre più seco unirsi.
Anima mia dunque, se vuoi che Gesù in te riposi riguarda la
tua bassezza: chi sei?3 che meriti? ed umiliati quanto devi4 cacciando da te
ogni stima propria che allontana da te Gesù e l'impedisce di venire in te a
riposare. Vieni a me, caro mio Redentore, vieni; e colla tua divina luce fammi
vedere la mia bassezza, la mia miseria, il mio niente, acciò tu possa in me
riposare con tuo piacere per non separarti più da me.
IV. Sentite de Domino
in bonitate (Sap. I, 1). Anima mia, perché sei così timida e pusillanime a
vista della bontà e dell'amore infinito del tuo Signore? Perché sconfidi? Or che
sei fatta degna di ricevere in te Gesù Cristo, corrispondano i tuoi sentimenti
confidando in quella immensa bontà di Dio che ti dà tutto se stesso. È vero che
sono terribili i suoi giudizi, ma sono terribili per li superbi e per gli
ostinati; ma
per gli umili e penitenti che desiderano d'amarlo e
compiacerlo sono i giudizi suoi tutti misericordia ed amore, uscendo da un Cuore
tutto pieno di pietà e d'amore; son tali, che Davide considerando questi giudizi
di Dio soprabbondava di speranza: In
iudiciis tuis supersperavi (Ps. CXVIII, 43). Questi giudizi lo facevano
lieto e consolato: Iudicia tua iucunda
(Ps. CXVIII, 39). Memor fui iudiciorum tuorum... et consolatus
sum (Ps. CXVIII, 52).
Ah che questo gran Dio è troppo amoroso e cortese con chi lo
cerca con amore! Bonus est Dominus...
animae quaerenti illum (Ierem., Thren., III, 25). Oh quanto è buono Dio con
chi cerca d'uniformare tutta la sua volontà colla sua volontà divina! Quam bonus Israel Deus his qui recto sunt
corde! (Ps. LXXII, 2).5 Mio Dio, mio amore, mia speranza, mio tutto, io vi
voglio,6 e vi voglio solo per amarvi, per darvi gusto e fare
sempre la vostra volontà; fatevi voi da me trovare; fate ch'io vi contenti e che
non vi lasci più. Fiat, fiat. Amen,
amen.
V. Vox dilecti mei
pulsantis: Aperi mihi, soror mea, amica mea, columba mea, immaculata mea
(Cant. V, 2). Ecco la voce che fa sentire Gesù sacramentato a chi l'ama e lo
desidera. Aprimi, le dice, o anima, il tuo cuore ed ivi io entrerò a stringermi
con te: sicché tu unita a me diventerai allora mia sorella per simiglianza, mia
amica per la comunicazione de' miei beni, mia colomba per lo dono della
semplicità, mia immacolata per lo dono della purità ch'io ti comunicherò.
E poi seguita a dire: Aprimi su: Quia caput meum plenum est rore, et cincinni
mei guttis noctium (Cant. V, 2). Come dicesse: Pensa, o mia diletta, ch'io
ho aspettata tutta la notte della tua mala vita, menata da te fra le tenebre e
fra gli errori. Eccomi ora che in vece di venire co' flagelli a castigarti,
vengo in questo Sacramento co' capelli pieni di rugiada celeste per ismorzare in
te gli ardori impuri verso le creature, e per accendere in te il fuoco beato del
mio santo amore. Vieni dunque, o amato mio Gesù, ed opera in me quello che
desideri di fare. Io rinunzio all'affetto d'ogni cosa per essere tutto vostro ed
acciocché mi rendiate quello che mi bramate, tutto uniforme a' vostri santi
voleri.7
VI. Veniat dilectus
meus in hortum suum... comedat fructus pomorum suorum (Cant. V, 1). Dice
Cornelio a Lapide8 che questo appunto è l'invito che fa l'anima che
desidera la santa comunione a Gesù sacramentato.9 Venite, diletto
mio, le dice, nel mio povero cuore che un tempo infelice non era vostro, ma ora
per mezzo della vostra grazia è tornato già ad essere vostro. Veniat... et comedat fructus pomorum suorum.
Venite e gustate in me di quelle virtù che voi stesso mi recate colla vostra
venuta. Deh Signor mio, almeno per onore della vostra maestà purificate l'anima
mia, adornatela, infiammatela del vostro amore e rendetela bella agli occhi
vostri, acciocché si renda degno albergo di voi.
VII. Ad ubera
portabimini (Is. LXVI, 12). Appunto dal sacro altare Gesù sacramentato fa
all'anime questo dolce invito: Venite, dice loro, a succhiare il latte mio
divino che vi dono in questo Sacramento dandovi a bere il mio medesimo sangue.
Ma qual pastore mai, dice S. Gio. Crisostomo, col suo proprio sangue pasce le
sue pecorelle? Anche le madri danno alle nutrici ad alimentare i propri figli.
Ma voi, o Pastore divino innamorato delle anime, volete nutrirle col vostro
sangue stesso.10 Aveva ragione dunque S. Caterina da Siena, che
accostandosi alla comunione andava anelante a succhiare questo latte divino,
appunto come un bambino si accosta ansioso a succhiare il latte dal petto della
madre.11 Ed aveva
anche ragione la sacra Sposa di dire al suo diletto: Meliora sunt ubera tua vino (Cant.
I).12
Significando ch'ella prezzava più il latte di questo Sacramento, come spiegano i
sacri interpreti, che tutte le dolcezze della terra che sono passaggiere e vane
com'è passaggiera e vana la dolcezza e letizia del vino.
O mio amato Gesù, giacché voi volete pascermi questa mattina
col vostro medesimo sangue nella santa comunione, è ragione ch'io vi rinunzii
volentieri tutte le delizie e gusti che può darmi la terra. Sì che ve li13 rinunzio
tutti, e mi protesto ch'eleggo prima di patire tutt'i mali unito con voi, che
godere tutti i beni del mondo lontano da voi. Mi basta per ogni contento il
contentare e dar gusto a voi che meritate d'esser contentato ad ogni costo.
Donatemi voi, vi prego,14 solamente il vostro amore e la vostra grazia, e
ciò mi basta e son contento: Amorem tui
solum, vi dirò con S. Ignazio di
Loiola, cum gratia tua mihi dones, et
dives sum satis.15
VIII. Comedite, amici,
et bibite et inebriamini, carissimi (Cant. V, 1). Gli amici, cioè
gl'incipienti che appena godono la divina amicizia,16 ricevendo la
santa comunione si cibano già delle carni di Gesù Cristo, ma si cibano con
fatica. I proficienti poi bevono Gesù con minor fatica. Ma per li carissimi poi
son dinotati i perfetti, che inebriati di santo amore ed usciti quasi fuori del
mondo vivono scordati quasi di tutte le cose, anche di se stessi, attenti solo
ad amare ed a contentare il loro Dio.
Amato mio Gesù, non sono già io perfetto, ma voi mi potete
far perfetto. Non sono io a voi carissimo per mia mancanza,
perché sono stato un ingrato ed infedele; ma voi potete farmi
diventar tale con inebriarmi questa mattina del vostro amore. Adveniat regnum tuum. Venite, diletto
mio Signore, a prender possesso di tutta l'anima mia. Fermate in me il vostro
regno, sicché voi solo in me regniate, solo il vostro amore comandi ed io al
solo vostro amore ubbidisca. Inebriatemi, inebriatemi tutto; fatemi scordare
delle creature, di me, degli interessi miei e di tutto, acciocché io non ami che
voi solo, mio Dio, mio tesoro, ogni mio bene, mio tutto;17 voi solo
sospiri, voi solo cerchi, a voi solo pensi, a voi solo io piaccia. Fatelo per li
meriti della vostra Passione. Questo solo io vi dimando, e questo spero.
IX. Fulcite me
floribus, stipate me malis, quia amore langueo (Cant. II, 5). Il languire
dell'anima è quando ella, scordata di sé e delle sue cose, non pensa che a
cercar ristoro a' suoi amorosi languori coi santi desideri che sono i fiori, e
colle opere sante che sono i frutti del divino amore.
Ah mio Dio sacramentato, giacché mi volete tutto per voi,
fatemi quello che voi mi volete. Fatemi scordare d'ogni cosa che non
s'appartiene al vostro amore. Accrescete sempre più in me i desideri di darvi
gusto. E fate poi che questi fiori non sieno sempre fiori; fate che diventino
ancora frutti con far io e patire qualche cosa per voi che avete fatto e patito
troppo gran cose per me. O Dio, o Dio dell'anima mia, fatevi da me amare, ma
amare da vero,18 non solo con parole, ma con fatti, prima che mi
arrivi la morte.
X. Dilectus meus
candidus et rubicundus electus ex millibus (Cant. V, 10). Il nostro diletto
Gesù è tutto candido per la sua purità, e tutto rubicondo per le fiamme del suo
divino amore. Agnello mio immacolato e tutto ardente d'amore verso di me, e
quando sarà che mi rendiate simile a voi? puro come siete puro voi, giglio
purissimo? ardente d'amore per voi come voi ardete per me? Sì ch'io rinunzio a
tutti gli amori e mi eleggo solo il vostro amabilissimo amore, mio Dio, mio
tutto. Andate, creature, che volete da me? Andate a farvi amare da chi vi cerca.
Io voglio solo il mio Dio, e solo per Dio voglio serbare tutto il mio cuore e
tutti gli affetti miei.
XI. Benignitas et
humanitas apparuit Salvatoris nostri Dei. Dice S. Paolo (Tit. III, 4) che
Dio con farsi uomo fece comparire nel mondo dove giungeva la sua benignità verso
noi. Ma col porsi in questo sacramento fa sapere19 dove arriva la
tenerezza del suo amore verso dell'anime. Nonne insania videtur dicere, manducate meam
carnem, bibite meum sanguinem?20 Dice S. Agostino, non sembra una pazzia il dire a
noi Gesù Cristo, come disse in quella notte beata: Accipite et comedite, hoc est corpus
meum?21 Uomini, egli disse, io per farvi intendere quanto
v'amo, voglio che venite22 a cibarvi delle mie stesse carni. Oh santa fede! E
chi mai di noi avrebbe potuto tanto cercare? Chi mai neppure pensarvi, se Gesù
non l'avesse pensato e fatto? Alcuni seguaci di Gesù Cristo, quando intesero ciò
dalla sua bocca, cioè che voleva dar loro a mangiare il suo corpo, dissero che
questa era una cosa troppo dura e che non la potevano credere né sentire: Durus est hic sermo et quis potest eum
audire? (Io. VI, 61). E giunsero a partirsi da lui per non volerlo credere;
ma pure è di fede che così è.
Ma che altro dimanda da noi Gesù Cristo con tutto ciò che per
noi ha fatto, se non essere amato, come già fece intendere una volta il Signore
al suo popolo? Et nunc, Israel, quid Dominus Deus tuus petit a te,
nisi... diligas eum ac servias in toto corde tuo? (Deut. X, 12).23
Ah! mio Gesù amantissimo, e che cosa non date voi e non
promettete a chi v'ama? Voi gli promettete il vostro amore: Ego diligentes me diligo (Prov. VIII,
17). Voi gli promettete i vostri abbracci, ancorché quello v'abbia già voltate
le spalle: Convertimini ad me... et
convertar ad vos (Zach. I, 3). Voi gli promettete di venire col Padre e
collo Spirito Santo ad abitare per sempre nella sua anima: Qui autem diligit me
diligetur a Patre
meo... et ad eum veniemus et apud eum mansionem faciemus (Io. XIV, 21).24
E che cosa più avete da promettere e dare per allettare gli
uomini ad amarvi? Signor mio amabilissimo,25 già v 'intendo, voi volete essere
amato ancora da me; sì ch'io v'amo con tutto il cuore; e se non v'amo,
insegnatemi voi ad amarvi; fate voi ch'io v'ami e v'ami assai: Da quod iubes et iube quod vis.26
XII. Nolite me
considerare quod fusca sim: quia decoloravit me sol (Cant. I, 5). L'ardore delle mie passioni, dicea la
sacra Sposa - e più lo debbo dire io, o caro mio Gesù - m'ha difformata ed
annerita: Nigra sum, sed formosa
(Cant. I, 5).27 Ma se io son nera28 per le opere mie, son bella poi per
li meriti vostri, o mio Redentore. Nera era io un tempo che stava sola e divisa
da voi; ma ora che sto unita con voi, la vostra grazia, la vostra bellezza, il
vostro amore mi han renduta bella. Sì, mio Gesù, così spero. Siatene sempre
benedetto. Ma non permettete ch'io v'abbia più a perdere e torni all'antica mia
bruttezza. Io v'amo, o bellezza infinita, e voglio che sia bella anche l'anima
mia e sempre bella, acciocché piaccia sempre agli occhi vostri divini e voi la
possiate sempre amare.
XIII. Trahe me: post
te curremus in odorem unguentorum tuorum (Cant. I, 3). Giacché dunque, mio
caro Gesù, non potendo io salire a voi stando in questa vita, avete voluto voi
discendere a me per unirvi con me in questo Sacramento d'amore, tiratemi, Signor
mio, tutto a voi. Io non voglio già tirare voi a me, acciocché mi accordiate le
mie soddisfazioni; voglio che voi colle vostre dolci attrattive mi tiriate tutto
a voi, sicché io altro non desideri e non faccia, che la sola vostra santissima
volontà. È ragione che tutte le mie inclinazioni cedano alle vostre sante
disposizioni. Unitemi su tutto a voi, e così unito, io sciolto dagli affetti
terreni insieme con voi correrò nella via delle sante virtù, per giungere a
riposarmi in questa e nell'altra vita solo nella vostra divina volontà. In pace in idipsum dormiam et
requiescam.29
XIV. Introduxit me rex
in cellam vinariam, ordinavit in me caritatem (Cant. II, 4).30 Già per questa
cella vinaria intende S. Bonaventura la santa comunione, la quale all'anima
introdotta e poi unita col suo divino Re fa gustare quel vino d'amore che
abbatte gli appetiti delle cose create:31 infonde un amore tutto ordinato, cioè
onesto verso se stesso, caritativo verso il prossimo, sommo verso Dio, amando
sopra ogni cosa chi sopra ogni cosa merita d'essere amato.32
O Re mio Gesù, unico Signore del mio cuore, voi già m'avete
introdotto in questa beata cella del vostro amore, cioè dentro voi stesso,
unendomi con voi per mezzo di questo Sacramento d'amore. Sì, mio Signore, che
già mi sento mutato il cuore. Sento un desiderio santo che mi dà pace, che mi fa
nauseare gli affetti impuri e mi accende ad amare voi, mio Dio, con puro amore.
Deh Gesù mio, giacché mi avete data l'entrata in questa beata cella, non
permettete ch'io n'abbia più ad uscire. Giacché vi siete unito a me, non vi
partite più da me. Staccatemi dagli amori creati. Unitemi sempre più a voi in
questa terra, acciò venga un giorno ad unirmi perfettamente con voi in cielo,
dove v'amerò con tutte le mie forze alla svelata, senza intervallo e senza
imperfezione per tutta l'eternità.
XV. Dilectus meus
descendit in hortum suum... ut pascatur in hortis et lilia colligat (Cant
VI, 1). Mio dolcissimo Salvatore, giacché voi scendete dal cielo per
venire all'anima mia, deh fate colla grazia vostra ch'ella diventi vostro
giardino,
acciocché possiate raccogliere in essa e gigli e frutti a voi
graditi. Perdonatemi se io vi ho offeso. Accoglietemi se vi ho lasciato, ora che
pentito a voi ritorno. Donatemi quella purità che da me bramate. Datemi forza a
fare quello che da me volete. Concedetemi il vostro vero amore, e così sarete da
me compiaciuto. - Io vi sacrifico tutte le mie inclinazioni e desidero e voglio
solo a voi piacere.
XVI. Dalla sacra Sposa è chiamato33 il suo diletto
Totus desiderabilis.34 Gesù alle anime
che l'amano da spose si fa tutto desiderabile, o le flagella o le consola: o si
fa sentire vicino o lontano; perché tutto fa per amore e per essere amato.
Trattatemi dunque, o Gesù mio, come voi volete: io sempre v'amerò; o mi darete
dolcezze o tribolazioni, so che tutte mi verranno dal vostro Cuore amoroso, e
che tutto sarà per mio maggior bene. Paratum cor meum, Deus, paratum cor
meum:35 Ecco la mia volontà pronta, o Signore, ad
abbracciare tutto quello che disponete.36 Benedicam Dominum in omni tempore:37 In ogni
tempo o prospero o avverso sempre voglio benedirvi ed amarvi, o mio Creatore.
Non cerco né merito già da voi consolazione io che vi ho date tante amarezze co'
miei peccati: io cerco solo il vostro gusto. Purché restiate contento voi, io mi
contento d'ogni pena. Gesù mio, Gesù mio, o lontano o vicino, sempre mi sarete
desiderabile, sempre caro: o mi consolate o m'affliggete,38 e sempre vi
voglio amare, sempre ringraziare.
XVII. Quae est ista
quae ascendit de deserto deliciis affluens, innixa super dilectum suum?
(Cant. VIII, 5). Deh, quali mai sono queste anime che stando sulla terra la
stimano come un deserto? Onde staccate dalle cose visibili, vivono solo a Dio,
come non vi fosse altro che Dio, che solamente amano ed a cui solo desiderano
piacere; ed in tal modo quasi escon fuori della terra e sopra quella
s'innalzano, godendo le delizie che gode chi vuole solo Dio ed appoggia solo a
Dio tutte le sue speranze.
Quali mai sono quest'anime felici, se non quelle che spesso e
con puro amore si uniscono con Gesù sacramentato? Sì,
mio Dio, tale desidero d'esser ancor io per mezzo della
vostra grazia, staccato da ogni cosa e tutto vostro. Il mondo da oggi avanti
sarà per me un deserto, dove fuggendo d'attaccarmi a qualsivoglia creatura, non
voglio pensare che solamente a voi, come se non vi fosse altro che voi ed io. In
voi solo voglio mettere tutta la mia confidenza, tutto il mio amore, o Dio, o
Dio, mio amato,39 mia speranza, mio amore, mio tutto.
XVIII. Si murus est,
aedificemus super eum propugnacula argentea: si ostium, compingamus illud
tabulis cedrinis (Cant. VIII, 9). Questo appunto fa Gesù, quando viene ad
un'anima colla santa comunione: vede ch'ella è muro già troppo debole per
resistere agli assalti dell'inferno, onde colla virtù del Sacramento la
fortifica con difese d'argento, cioè della sua luce divina. Vede ch'è porta
facile a marcirsi, ed egli la rinnova componendola con tavole di fortezza e di
perseveranza, significate40 per lo cedro ch'è legno forte ed incorruttibile,
cioè coi doni del santo timore, col distacco dalle creature, coll'affetto
all'orazione, colle preghiere, co' desideri santi, e più col dono del divino
amore, che sono i sostegni della santa perseveranza.
Panis cor hominis
confirmat.41 Gesù ci fa sapere che come il pane terreno
conserva la vita del corpo, così il pane celeste della santa comunione conserva
la vita dell'anima. Qui manducat me, et
ipse vivet propter me.42 Qui
manducat meam carnem et bibit meum sanguinem in me manet et ego in
illo.43 Ecco le belle promesse che fa Gesù a chi lo riceve
sacramentato.
Ah Gesù mio, chi più fragile ed infedele di me? Voi già lo
sapete quante volte ho ceduto a' miei nemici: quante volte essi han guadagnata
la porta, cioè la mia volontà, per cui sono entrati a rovinarmi con farmi
perdere la vostra amicizia! Deh fortificatemi voi colla vostra luce e colla
vostra fortezza, acciocch'io non v'abbia più da perdere o scacciarvi44 da me. Signore e
Redentore mio caro, se ho da tornar ad offendervi, deh fatemi morire ora che
spero di stare in grazia vostra ed
unito con voi. Non mi fido né voglio no, mio amato Gesù,
vivere più senza voi. Ma io finché vivo son capace di mutar volontà e tornare a
tradirvi come ho fatto per lo passato; aiutatemi voi. Aiutatemi ancora voi,
abbiate pietà di me, Maria SS.;45 voi che siete la madre della perseveranza, voi
ottenetemi questo dono dal vostro Gesù; a voi lo cerco, da voi lo spero, da voi
lo voglio.
XIX. Inveni quem diligit anima mea; tenui eum nec
dimittam (Cant. III, 4). Così dee dire ogni anima che sta unita con Gesù
sacramentato: Creature, deh andate via da me, uscite tutte dal mio cuore. V'amai
un tempo perché fui cieco; ora non v'amo più né vi posso più amare: ho trovato
altro bene infinitamente più amabile di voi; ho trovato in me stesso il mio Gesù
che tutto m'ha innamorato di sue bellezze; a questo amato mio già tutto mi son
donato. Egli già m'ha accettato per suo, onde non sono più mio.46 Creature addio:
io non sono né sarò più vostro, sono e sarò sempre del mio Gesù. Egli pure è già
mio, e sarà sempre mio. Tenui eum nec
dimittam. Ora l'ho stretto già al mio cuore ricevendolo nella santa
comunione; per l'avvenire lo stringerò col mio amore e nol lascerò più partire
da me.
Permettetemi47 voi, mio amabilissimo Salvatore, ch'io v'abbracci
strettamente, acciò non m'abbia più a separare da voi. Ecco ch'io vi stringo con
me, o Gesù mio; io v'amo, io v'amo, io v'amo e vorrei amarvi quanto voi
meritate. L'unico mio contento e riposo voglio che sia l'amarvi e darvi gusto.
Comandate voi alle creature che mi lascino e non mi sturbino; dite loro: Adiuro vos... ne suscitetis neque evigilare
faciatis dilectam.48 Ah che se io non voglio, le creature non possono
mai entrare a disturbarmi e dividermi da voi. Fortificate dunque voi la mia
volontà; unite il mio misero cuore al Cuore vostro divino, acciocché voglia
sempre tutto quello49 che volete voi; fatelo, Signore, per li meriti
vostri. Amen, amen. Così spero, così sia.
XX. Surge aquilo et veni auster, perfla hortum
meum et fluant aromata illius (Cant. IV, 16). Fuggi da me, o aquilone, vento
nocivo e freddo degli affetti terreni; e vieni tu aura soave e calda di santo
amore50 dello Spirito Santo, ch'esci dal Cuore del mio
Gesù sacramentato; deh tu sola spira in tutta l'anima mia, eletta già da
Gesù51
per suo orticello di delizie. Spira, perché al tuo spirare oh che nuovi e dolci
odori di sante virtù usciranno da me. Gesù mio, Gesù mio, voi lo potete fare, da
voi lo spero.
XXI. Messui myrram cum
aromatibus meis (Cant. V, 1). Un'anima che ha ricevuto Gesù deve attendere a
raccogliere mirra, acciocché possa dare sempre odore delle virtù che nascono
dalla mortificazione. Comedi favum cum
melle meo (l. cit.). L'anima similmente che ama solo Dio non si contenta del
mele, vuole ancora il favo; ond'ella dice a Gesù: Signore, a me non bastano le
tue consolazioni, se non mi dai te stesso che sei il fonte delle consolazioni;
non mi bastano i frutti dell'amore, se non mi dai ancora te che sei l'oggetto
del mio amore. Anzi vi dico, o Gesù mio, che voi solo mi bastate; io son pronto
a rinunziarvi tutte le vostre dolcezze, purché io possegga voi solo, mio Dio ed
ogni mio bene. Io v'amo, non per piacere a me, ma per piacere a voi che volete
essere amato da me52 e meritate ogni amore dall'anime, o le consolate o
le tribolate.
XXII. In loco pascuae ibi me collocavit, nihil mihi
deerit (Ps. XXII, 2).53 Ah mio
amatissimo Gesù, giacché voi m'invitate in questa mensa d'amore a cibarmi delle
vostre carni divine, e che cosa può mai mancarmi? Dominus illuminatio mea et salus mea, quem
timebo? (Ps. XXVI, 1). Di chi mai temerò, se voi, Dio
onnipotente, siete la mia luce e la mia salute? Io mi dono tutto a voi.
Accettatemi voi e poi trattatemi come volete; castigatemi, mostratevi meco
sdegnato quanto volete, uccidetemi, distruggetemi, sempre io vi voglio dire con
Giobbe: Etiamsi occideris me, in te
sperabo (Iob XIII, 15).54 Purch'io sia vostro e purché v'ami, eccomi son
contento d'esser
trattato da voi con ogni rigore; d'esser anche annichilato se
così vi piace.55
XXIII. In manibus meis
descripsi te; et muri tui coram oculis meis semper (Is. XLIX, 16). Ecco la
cura amorosa che Dio ha di un'anima ch'egli vuole per sé: la porta scritta nelle
sue mani per non dimenticarsene mai, dicendo che più presto una madre si può
dimenticare del proprio figlio, ch'esso d'un'anima in grazia: Et si illa oblita fuerit, ego tamen non
obliviscar tui (Is. XLIX, 15).
Et muri tui coram
oculis meis semper. Egli tiene sempre gli occhi vigilanti alla difesa di
quell'anima, acciocché i nemici non le facciano danno. - Scuto bonae voluntatis tuae coronasti nos
(Ps. V, 13). Il nostro buon Dio
circonda noi colla difesa della sua benigna volontà, tutta intenta al nostro
bene e così ci libera da tutti i pericoli. Ah mio Dio, infinita bontà, che più
d'ogni altro mi amate e desiderate il mio bene, in voi io mi abbandono tutto:
manchimi ogni speranza e non mi manchiate voi. Conosco che ancor io56 debbo cooperarmi
a seguir i vostri santi voleri. Domine,
quid me vis facere?57 Altro non posso dirvi: Eccomi pronto e risoluto,
mio dolce Signore, a far quanto a voi piace. Fiat voluntas tua. Altro non desidero,
che di eseguir quello che voi volete. Ma aiutatemi voi, altrimenti non farò bene
alcuno. Insegnatemi voi non solo a conoscere, ma a far insieme tutto quello che
vi piace: Doce me facere voluntatem
tuam.58 Fate, Eterno Padre, ch'io possa dire con verità
quello che diceva il vostro Gesù stando in terra: Ego quae placita sunt ei, facio
semper.59 Dio mio, questo desidero, questo cerco e questo
spero per li meriti del vostro Figlio e di Maria santissima.
XXIV. Praebe, fili mi,
cor tuum mihi (Prov. XXIII, 26). Anima mia, ecco tutto quello che dimanda da
te il tuo Signore ora che viene a visitarti: vuole il tuo cuore, la tua volontà.
Egli si dona a te senza riserba; è ragione che tu senza riserba ancora gli doni
tutta te stessa, attendendo ad eseguir in te tutti i suoi santi voleri. Revertetur enim Dominus, ut gaudeat super te
in omnibus bonis (Deut. XXX, 9). Fa che quando di nuovo
Gesù verrà a visitarti, possa egli compiacersi di veder da te
eseguite tutte le sue disposizioni. Gesù mio, io vi voglio compiacere;
soccorrete il mio desiderio voi. Datemi forza e fate a gusto vostro quel che vi
piace di me.
XXV. Quid debui facere
vineae meae et non feci? (Ier. V, 4).60 Anima mia, senti che dice il tuo Dio:
Che dovea far io più per te, e non l'ho fatto? Io per tuo amore mi son
fatt'uomo: Verbum caro factus sum. Da
Signore mi son fatto servo: Formam servi
accipiens.61 Sono arrivato a nascere in una stalla come un
verme, giacché i vermi nascono nelle stalle: Vermis sum et non homo.62 Son giunto a
morire per te e morire sopra d'un legno infame: Factus obediens usque ad mortem, mortem
autem crucis.63 Che mi restava più da fare, che di dare la vita
per te? Maiorem hac dilectionem nemo
habet, ut animam ponat quis pro amicis suis.64 Ma più ha
pensato di fare ed ha fatto per te il mio amore. Dopo esser morto, ho voluto
lasciarmi nel SS. Sacramento per donarmiti tutto in cibo. Dimmi, che più doveva
io fare per acquistarmi il tuo amore?
Signore e Redentore mio, avete ragione; che voglio
rispondere? non ho che dire. Voi siete stato troppo buono con me, ed io sono
stato troppo ingrato con voi. Ammiro la vostra immensa bontà, guardo la mia
sconoscenza e mi butto a' piedi vostri con dire: Abbiate, Gesù mio, pietà di me
che ho pagato il vostro amore con tanta ingratitudine. Vendicatevi, perciò vi
dico, vendicatevi con me e castigatemi: ma con non abbandonarmi; castigatemi e
mutatemi. Non permettete no ch'io viva più ingrato a voi. Fate che almeno per
gratitudine io v'ami e renda prima di morire qualche ricompensa al vostro
amore.
XVI. Pone me ut
signaculum super cor tuum (Cant. VIII, 6). Sì, mio amato Gesù, giacché io vi
ho consacrato tutto il mio cuore, è ragione65 ch'io vi metta per suggello d'amore
sopra di esso, per chiudervi l'entrata ad ogni altro affetto, e così far sapere
a tutti che il mio cuore è vostro e voi solo ne possedete il dominio. Ma, Signor
mio,66
che sperate da me, se non lo fate voi? Io non posso far altro che donarvi il mio
povero
cuore, acciocché ne disponiate a vostro piacere. Ecco che
tutto ve lo dono, ve lo consacro, ve lo sacrifico. Voi possedetelo sempre, io
non vi voglio avere più parte. Se voi l'amate, sappiatevelo conservare. Deh non
lo lasciate più in mano mia, perché io ve lo tornerò a rapire.67 O Dio
amabilissimo, o amor infinito, giacché tanto mi avete obbligato ad amarvi, vi
prego,68 fatevi amare, fatevi amare da me. Io non voglio
vivere se non per amarvi, né voglio amarvi, se non per darvi gusto. Voi che fate
tanti miracoli per poter entrare nel cuor mio in questo Sacramento, fate
quest'altro ancora, fate ch'egli sia tutto vostro, ma tutto, tutto, tutto, senza
divisione, senza riserba, sicch'io possa dire in questa vita e nell'eternità che
voi siete l'unico Signore del mio cuore e l'unica mia ricchezza. Deus cordis mei et pars mea, Deus, in
aeternum.69
Maria Santissima, madre e speranza mia, aiutatemi voi e
sarò certamente esaudito.70 Amen, amen. Così voglio, così spero, così
sia.71
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