San Francesco preghiera vivente: la preghiera del cuore
In questo paragrafo vogliamo affrontare in
maniera specifica il tema della preghiera nell’esperienza di San Francesco il
quale a più riprese nei suoi scritti esorta i frati ad avere sempre un cuore
disponibile a Dio e tutto rivolto a Lui[30], sempre pronto alla preghiera,
come è scritto nel commento al Padre nostro:
[Tutti] ti amiamo con
tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te;
con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa
cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre
energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per
altro; e affinché
possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando
tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei
nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a
nessuno[31].
E ancora nella
Regola non bollata troviamo questa ammonizione di san
Francesco;
E ovunque, noi tutti,
in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, e ogni giorno e ininterrottamente
crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo,
serviamo, lodiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e
Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di
tutti coloro che credono e sperano in lui che è senza inizio e senza
fine[32].
Questa necessità di essere sempre alla
presenza di Dio richiede che il servo di Dio abbia un cuore puro[33], distaccato – come direbbero i Padri – da ogni
attaccamento passionale e preoccupazione. Così è scritto nella Regola non
bollata:
Sempre costruiamo in
noi una casa e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio Onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo, e che dice: Vigilate dunque e pregate in ogni
tempo, affinché possiate sfuggire tutti i mali che accadranno e stare davanti al
Figlio dell’uomo. E quando vi mettete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei
cieli. E adoriamolo con cuore puro, poiché bisogna sempre pregare senza
stancarsi mai; infatti il Padre cerca tali adoratori [34]
È interessante vedere
come in san Francesco la “purità di cuore” non ha solo l’accezione di una sorta
di “pulizia morale” ma è l’atteggiamento che rende possibile la contemplazione
di Dio; a tal proposito lo stesso santo nell’Ammonizione XXVII ha
un’espressione che ricorda da molto vicino il modo in cui gli esicasti
intendevano la purezza del cuore:
Dove è il timore del
Signore a custodire la sua casa (il cuore), ivi il nemico non può trovare via
d’entrata[35].
Per San
Francesco la purezza di cuore è dunque la libertà da ogni preoccupazione
terrena, è saper custodire la casa interiore[36] da ogni attacco del nemico.
Nei paragrafi precedenti abbiamo avuto modo di affrontare questo tema a
proposito della custodia del cuore: solo un cuore puro può vedere il Volto
dell’Amato, può contemplarLo.
La
visione di Dio, nella preghiera pura degli esicasti, è detta theoria
[37], essa ha sempre le radici in
un cuore limpido[38], che sa disprezzare le cose
del mondo:
Beati i puri di cuore,
poiché essi vedranno Dio. Veramente puri di
cuore sono coloro che disdegnano le cose terrene e cercano le cose celesti, e
non cessano mai di adorare e vedere il Signore Dio, vivo e vero, con cuore ed
animo puro[39].
Un cuore e una mente inquinati dalle passioni,
da pensieri impuri, dal peccato non possono assolutamente contemplare la luce
divina: per poter godere dello splendore di Dio è necessario che l’uomo
riacquisti la bellezza originaria, ritornando alla condizione naturale. L’uomo è
trasformato dallo Spirito: passa dall’immagine alla somiglianza con il Prototipo
che é Cristo[40].
Solo
così i sensi spirituali possono godere della presenza di Dio: l’uomo prova così
anche compassione per tutto il creato, per ogni creatura, come scrive Isacco di
Ninive :
Quando
fai il bene, non darti pensiero dello scopo della ricompensa immediata e sarai
ricompensato doppiamente da Dio. E se è possibile, [non agire] neppure per la
ricompensa futura. Ma sii virtuoso al di sopra di tutto, per amore del servizio
di Dio. Il desiderio dell’amore è più intimo del servizio di Dio, e più di
quest’ultimo è intimo nei misteri di lui. Più di quanto l’anima sia intima al
corpo […]. Cos’è la purezza? È un cuore misericordioso per ogni creatura […]. E
che cos’è un cuore misericordioso? È l’incendio del cuore per ogni creatura: per
gli uomini, per gli uccelli, per le bestie, per i demoni e per tutto ciò che
esiste. Al loro ricordo e alla loro vista, gli occhi [di un tale individuo]
versano lacrime, per la violenza della misericordia che stringe il [suo] cuore a
motivo della grande compassione. Il cuore si scioglie e non può sopportare di
udire o vedere un danno o una piccola sofferenza di qualche creatura. E’ per
questo che egli offre preghiere con lacrime in ogni tempo, anche per gli esseri
che non sono dotati di ragione, e per i nemici della verità e per coloro che la
avversano, perché siano custoditi e rinsaldati; e perfino per i rettili; a
motivo della sua grande misericordia, che nel suo cuore sgorga senza misura, a
immagine di Dio[41].
Anche san
Francesco aveva il dono della preghiera continua, «la sua disposizione stabile
era tale che, dove poteva, pregava. Questa era la sua normale disposizione del
cuore»[42], come viene descritto bene da
Tommaso da Celano nella sua biografia seconda:
Quando [invece] pregava
nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra
di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un
luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore:
rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all’Amico, scherzava
amabilmente con lo Sposo. E in realtà, per offrire a Dio in molteplice olocausto
tutte le fibre del suo cuore, considerava sotto diversi aspetti Colui che è
sommamente Uno. Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e,
concentrando all’interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al
cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che
chiedeva, Dio: non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso
tutto trasformato in preghiera vivente[43].
È evidente che per san Francesco la preghiera
non è tanto un modo di rapportarsi a Dio ma è un atteggiamento vitale. Come il
corpo ha necessità di respirare, così il cuore dell’uomo ha costantemente
bisogno di attingere, nella preghiera, allo Spirito del Signore, per non
morire, per non indurirsi.
Tutti gli aspetti della spiritualità
francescana che abbiamo finora esposto sono comunicanti tra loro,
infatti:
à un cuore limpido è purificato dalle passioni
e disprezza ogni attaccamento mondano;
à il cuore puro è abitato dallo Spirito del
Signore che trasforma dal di dentro l’uomo; l’opera del nemico viene
dall’esterno del cuore giacchè, attraverso i logismoi, egli
vuole entrare nel giardino interiore. L’azione dello Spirito Santo, al
contrario, opera dal di dentro dell’uomo, lo trasforma dall’immagine alla
somiglianza con il Prototipo che é Cristo;
à il cuore purificato ha l’occhio profondo e
scorge i logoi in tutta la creazione che non è più nemica dell’uomo.
à ogni creatura diventa “fratello” e “sorella”,
anche la morte; la creazione eleva la mente e il cuore a Dio;
à un cuore abitato dallo Spirito del Signore
geme continuamente di fronte al volto del Signore; esso ha in dono dal Signore
la preghiera continua.
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